Cronaca Ovale Old Ciampino

Old Ciampino 2018

Cronaca Ovale Old Ciampino

25/10/2018 Commenti disabilitati su Cronaca Ovale Old Ciampino By admin

Di ramazze e sportellate

Appena arriva al campo il Comandante già si sa come andrà a finire. E’ lui il sovrano, l’addetto alla seconda cosa preferita dagli italiani. Lo vedi e già senti il crepitare della fiamma e l’odore della brace, capisci che quella ramazza che stai usando da mezz’ora manco fosse un vogatore, altro non è che il viatico della serata.

Ognuno ha un suo ruolo, dentro e fuori dal campo. L’immenso Tonino dirige il circo della logistica come fosse Mangiafuoco, mentre il Capitano ordina e coordina, chiama e strepita, consuma più energie lui fuori dal campo che uno qualsiasi degli atleti. Ah, ecco, gli atleti… Non sorridete, loro si sentono così. Per molti era la prima partita vera, per i veterani addirittura la seconda.

Il Cammello, che prima staccava e attaccava luci senza alcun apparente motivo, appare e scompare dietro qualche mischia con le sue movenze sinuose. Swarovsky (ex Bobcat), che passa con nonchalance dall’apparecchiatura alla meccanica di precisione, ha passato più tempo ad imbottirsi di protezioni che a giocare. Il Greco, raro esempio di ingegnere manovale, che in campo dimentica che sono passati tanti (troppi?) anni da quando giocava sul serio. Il Secco, polivalente tappabuchi, che ha fatto sì uno scatto notevole per fare la prima meta dopo due minuti, ma uno scatto ancora migliore subito dopo per uscire dal campo prima di prendere qualche botta. Legoland, uno che passa più tempo con mattoncini e palle ovali dei suoi figli. Evo, a suo agio con l’elettricità fuori e mooolto elettrizzato dal gioco. Full Metal Jacket, che è sempre ingrugnato sia con la palla in mano sia quando mangia la salsiccia. Android, con il sistema operativo da resettare in continuazione, ancora adesso sta cercando di capire dove schierarsi. Il Tabaccaro, lento ma potente, digli di correre ma non di scattare, come una Fiat Panda. Omonimo, quello che in comune con un bel giocatore c’ha solo il nome. Il Gitano, dategli una partita e arriva ovunque. Ultimi, per questione anagrafica, i Pischelli, polmoni e talento, anche se con gli OLD si stanno adeguando ai loro ritmi blandi.

E poi tutta quella masnada di amici, allegra e rumorosa, ciascuno con una maglia diversa dall’altra, tanto che dopo 10 minuti vedevi solo macchie indistinte di colore. Amici del Frascati, della Lazio, dei Lupi, tutti insieme a ridere e a scherzare nel sontuoso terzo tempo, ma anche a commuoversi nel ricordare il caro Stefano, il centro.

Forse non ci avrete fatto caso, ma non ho mai pronunciato la parola rugby. Si va a dare e prendere qualche sportellata, si corre, si suda, si fatica, ma sempre insieme.

Quando riprenderai quella ramazza qualche ora più tardi, dopo tutto quello che hai vissuto, addirittura ti sembrerà più leggera. Strano, eh?

NOI

  

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