Cronaca Ovale U10 Rieti
I princìpi che mi piacciono di più del rugby sono l’avanzamento ed il sostegno. Molte volte, anche quelli che hanno più esperienza, dimenticano che non esiste l’uno senza l’altro. Oggi a Rieti ne abbiamo avuto la conferma. Google Map ci dice che per arrivare al campo di Rieti si devono percorrere 96 chilometri. Ecco, per ogni metro ha piovuto, dalla mattina presto fino al ritorno. Ogni santo metro. Ma non ci siamo spaventati: eravamo numericamente la compagine più folta di tutte. Presenza massiccia.
Il problema c’è stato dopo. Fin dal nostro arrivo ci siamo accorti che il campo destinato a noi dell’under 10 era delocalizzato rispetto a quello centrale, che ospitava tutte le altre categorie. Ma soprattutto era al limite dell’impraticabilità; limite che si è spostato sempre più in là col passare dei minuti e lo scrosciare della pioggia, nostra fedele compagna di giornata. L’organizzazione ha deciso comunque di iniziare a giocare, nonostante queste condizioni e l’assenza di alcune squadre. Purtroppo già dalla fine della prima partita (in verità una gara a chi rimaneva in piedi e non una vera partita di rugby…) la situazione si è fatta insostenibile: i bambini erano zuppi ma soprattutto infreddoliti fino alle lacrime. Solo per capire, sulle montagne circostanti stava nevicando. Abbiamo provato a giocarne un’altra, ma era veramente improponibile: sono usciti tutti piangendo.
Dopo questo avanzamento dei piccoli atleti, iniziava il sostegno, quello che si crea quando una squadra è coesa. E qui sono costretto a fare dei nomi, perché quello che hanno fatto tutti i genitori è stato encomiabile, ma per qualcuno addirittura eroico. Comincio da Gianluca e Claudio, che sono stati tutto il tempo in campo sotto il diluvio, a fare la spola con gli spogliatoi per riportare i bambini che ad uno ad uno cedevano. Lorenzo, che col giaccone inzuppato era impegnato nel suo ruolo e ci ha lasciato solo dopo che anche l’ultimo bambino aveva fatto la doccia (fredda, l’acqua calda era finita…). Biagio, il leone dello spogliatoio, che toglieva gli indumenti inzuppati a tutti i bambini che non muovevano neanche la punta delle dita. Alessia, Daniela C. e Daniela F, che mulinavano phon come spade laser ed ha fatto più messe in piega lei che un salone di bellezza. Aggiungo Rosario anche se non è della nostra categoria, che ha comunque portato al torneo due bambini anche se il suo si era fatto male, solo perché aveva preso questo impegno; non dovrei dirlo, ma ha anche dato i suoi pantaloni impermeabili a Claudio.
Ecco, di rugby tutti noi parliamo molto, anche troppo. Ma è anche, o soprattutto, questo.
#maipaura
DC